Rocca di Angera: La visita Dal centro di Angera, per via Cadorna, si sale a tornanti per il colle sovrastante l’abitato, dominato dalle imponenti murature della Rocca, in pietra d’Angera. Il castello mantiene una chiara unitarietà stilistica legata ai sec.XIII-XIV.
Parti esterne A sinistra è la massiccia muratura merlata che chiude il giardino interno; a metà si intravede la parete di una torre-ingresso con ponte levatoio, ora murata. Superata la prima porta-torre, si percorre il viottolo nel primo recinto. Qui si staglia, differenziandosi, la possente parete superstite di una primitiva torre del complesso, successivamente inglobata nell’ala detta scaligera. Sulla sua sinistra, anch’essa murata, è una piacevole bifora ad archi a tutto sesto e colonnina. Al secondo cortile si accede dalla possente torre d’ingresso, più volte rimaneggiata in altezza. Il portale è sormontato dallo stemma visconteo. La cortina muraria di destra presenta alla sommità delle evidenti sopraelevazioni della merlatura.
Belvedere Il secondo recinto offre un piacevole belvedere a pergolato su colonne. Il cortile, affacciato ad U, è chiuso ad ovest dalla cosiddetta torre di Giovanni Visconti. A legare torre d’ingresso e torre di Giovanni Visconti è il corpo di fabbrica coevo, poi modificato in epoca borromaica. Sul portale a tutto sesto che dà accesso al settore interno della rocca è lo stemma molto deteriorato di Camillo e Giovanni Battista Borromeo.
Cortile nobile Al cortile interno si affacciano gli ambienti principali della rocca. L’androne d’ingresso termina con un arco ogivale. Alla destra del cortile è una bassa tettoia addossata alle mura perimetrali, un tempo adibita a tinaia. Di fronte è il cosiddetto palazzo scaligero; questa palazzina duecentesca presenta oggi le ampie alterazioni che subì nei periodi successivi. Sostanziale fu l’intervento del 1370 circa, che la tradizione attribuisce a Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, alla quale va data la denominazione corrente dell’edificio: ala scaligera. All’interno alle pareti sono ancora visibili tracce delle affrescature di quel periodo. A sinistra si staglia l’elemento certamente più caratteristico della rocca d’Angera: la torre castellana. Originariamente di cinque piani (oggi ridotti a tre), ha piccole aperture centrali, con arco a pieno centro ai piani inferiori e leggermente archiacute a quelli superiori. L’elemento più interessante della torre sta nel leggero sporto della parte terminale, soluzione di transizione tra le torri medievali a canna liscia e le più sofisticate torri tre-quattrocentesche con il coronamento di beccatelli e caditoie.. Nelle sale a pianterreno, che conservano le arcate d’epoca viscontea, alle pareti sono due ben conservati stemmi con iscrizione. Qui è ospitato il singolare Museo della bambola, suggestiva raccolta di bambole, giochi d’infanzia e corredini per bambole provenienti da tutto il mondo e di ogni epoca.
Laveno Mombello: Funivie del Lago Maggiore Da Laveno Mombello, uno fra i più sugestivi e pittoreschi centri turistici della sponda lombarda del Lago Maggiore si sale dolcemente con un impianto di comode telecabine biposto fino quasi alla sommità del monte Sasso del Ferro ( alt. mt. 1.100 circa) da dove si può ammirare, nel silenzio solenne della natura, un grandioso e incantevole panorama sul Lago Maggiore, le Alpi, le Prealpi, i laghi lombardi e la pianura Padana. Il Monte Sasso del Ferro, per la fresca brezza estiva e per la sua mite temperatura invernale è meta ideale per piacevoli gite e per sereni week-end nella tranquillità dei verdi boschi. Durata percorso 16 minuti. Albergo bar ristorante alla stazione di arrivo della funivia. Decollo deltaplani e parapendii. Negozio ed articoli di souvenir.
Santa Caterina del Sasso Ballaro: la tradizione vuole che l’eremo sia stato fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante locale che, scampato ad un nubifragio durante la traversata del lago, decise di ritirarsi su quel ciglio di roccia per condurvi vita da eremita. Lì il Beato Alberto costruì una cappella dedicata a Santa Caterina, oggi visibile sul fondo della chiesa.
La cappella, che risale al XII secolo, fu presto affiancata da altre due chiese, San Nicola e Santa Maria Nuova, la cui esistenza è certa nel XIV secolo.
Da allora fino al XVI secolo il monastero crebbe in importanza e ricchezza. Dopo un primo periodo durante il quale vi soggiornarono i Domenicani, dal 1314 al 1645 condussero l’eremo i frati del convento milanese di Sant’Ambrogio ad Nemus, sostituiti poi dai Carmelitani fino al 1770. In quest’ultimo periodo, ma soprattutto a partire dall’Ottocento, il complesso conobbe fasi di decadenza alternate a brevi periodi di maggiore prosperità.
Oggi, dopo lunghi e complessi lavori di restauro e di consolidamento sostenuti dalla Provincia di Varese, il monastero, affidato alle cure di monaci benedettini, è tornato ad essere meta turistica e religiosa.
L’attuale aspetto degli edifici è dovuto agli interventi compiuti nel Cinquecento per unificare le tre chiese in un’ unica costruzione. Entrando nell’eremo, si incontrano dapprima il convento meridionale (XIV-XVII secolo) con interessanti affreschi nella sala del camino, poi il conventino (XIII secolo) e infine la chiesa, che ingloba al suo interno la cappella di Santa Caterina. Qui fu trasportato il corpo di Alberto Besozzi, ritrovato nel 1535.
Isola Bella : nel 1632 il Conte Vitaliano Borromeo iniziò la costruzione del monumentale palazzo barocco e della maestosa scenografia dei giardini che diedero fama all’Isola e che ancor oggi documentano gli splendori di un’epoca.
La dimora dei Borromeo offre ai visitatori un ambiente elegante e sontuoso che conserva inestimabili opere d’arte: arazzi, mobili,statue, dipinti, stucchi ma anche le curiose grotte a mosaico,luogo di frescura e di diletto. Terminata la visita al Palazzo, si accede ai giardini per una piacevole passeggiata. Questo singolare monumento fiorito sviluppato a terrazze ornate e sovrapposte, è un classico e inimitabile esempio di “giardino all’italiana” seicentesco. Fra piante esotiche e rare, la spettacolare fioritura è progettata per offrire colori e profumi da marzo a ottobre.
Il Palazzo: Affascinante il percorso all’interno del palazzo barocco: un continuo e ricco susseguirsi di sale arredate.
Tele di noti artisti tra i quali il pittore napoletano Luca Giordano (1632-1705), il toscano Francesco Zuccarelli (1702-1788) e il fiammingo Pieter Mulier detto il Tempesta (1637 ca.-1701), occupano le pareti di eleganti e raffinati ambienti insieme a mobili di gran pregio, marmi, stucchi neoclassici, sculture e arazzi di produzione fiamminga del XV secolo. Di grande interesse storico sono la Sala della Musica dove, nell’aprile 1935, si svolse la Conferenza di Stresa tra Mussolini, Laval e Mac Donald che avrebbe dovuto garantire la pace europea e la Sala di Napoleone che qui soggiornò accompagnato da Giuseppina Beauharnais (1797). Terminata la visita alla dimora, si accede in quello che è considerato il più splendido e grandioso esempio di giardino barocco all’italiana. Molte le specie vegetali anche di provenienza esotica, tra le quali si aggirano in libertà pavoni bianchi dall’incantevole piumaggio
Il giardino: Splendido e grandioso giardino barocco all’italiana è uno degli esempi più noti e meglio conservati in Italia. Costruito in tempi diversi, è comunque un insieme coerente di forma piramidale che culmina nella grande statua del Liocorno cavalcato da Amore. Articolato in dieci terrazze digradanti, è abbellito da vasche, fontane, prospettive architettoniche e una moltitudine di statue risalenti alla seconda metà del Seicento rappresentanti personificazioni di fiumi, stagioni e venti. Molti di questi “ambienti” sono delimitati da muraglie e balaustre sulle quali ancor oggi si intuiscono i punti da cui sgorgavano zampilli, fontane, cascatelle e giochi d’acqua. Il clima, particolarmente mite, ha permesso la crescita di una vegetazione ricca di varietà e specie che qui hanno trovato il loro habitat. Fra azalee e rododendri, spalliere di pompelmi e arance amare, orchidee e piante carnivore, spicca la sagoma di un grosso canforo di più di duecento anni. Le piante esotiche vengono riposte durante la stagione invernale nella serra ottocentesca, inserita nel percorso di visita. Le rifiniture ricorrenti da marzo a settembre non lasciano mai il giardino privo di fascino e di colore.
Isola Madre: È la più grande delle Isole Borromeo e la più caratteristica per l’atmosfera raccolta, silente, incantata: un giardino di piante rare e fiori esotici nel quale vivono in piena libertà pavoni, pappagalli e fagiani d’ogni varietà creando il fascino di una terra tropicale. L’Isola Madre è particolarmente famosa per la fioritura di azalee, rododendri, camelie, ma anche per i pergolati di glicini antichissimi, l’esemplare più grande d’Europa di Cipresso del Cashmir di oltre duecento anni,le spalliere di cedri e limoni, la collezione di ibiscus,il Ginkgo biloba. Nel 1978 è stato aperto al pubblico il Palazzo del XVI° secolo, interessante per la ricostruzione di ambienti d’epoca e per le collezioni di livree, bambole e porcellane.
Eccezionale l’esposizione dei “Teatrini delle Marionette” del ‘600/’800.
L’Isola Madre lascia al visitatore un ricordo di estrema raffinatezza nella cura dei giardini e degli interni, offrendo un contenuto qualitativo destinato ai turisti più esigenti
Il giardino: L’Isola Madre appartiene alla famiglia Borromeo dal 1500. Dalla nuda roccia dell’era glaciale, l’isola ha subito varie trasformazioni: inizialmente frutteto, successivamente uliveto, agrumeto sino all’attuale Parco Botanico all’Inglese realizzato ai primi dell’800. La sua superficie è di circa 8 ettari. L’Isola Madre è rinomata non solo per la spettacolare fioritura delle azalee nel mese di maggio, ma anche per i suoi Giardini Botanici che ospitano rare essenze vegetali originarie delle più diverse latitudini. Il clima particolarmente mite ha infatti permesso l’insediamento di una flora sorprendente e difficilmente reperibile in altri luoghi: qui convivono aceri, banani, camelie, eucalipti, palme. Le diverse parti del giardino hanno una loro toponomastica che aiuta il visitatore nel percorso.
Il Palazzo: Gli ambienti del Palazzo, allestiti a partire dal 1978 con arredi provenienti da varie dimore storiche della Famiglia, offrono numerose opere d’arte, quali arazzi, mobili e quadri. Tra le stanze più importanti: il Salone di Ricevimento con alle pareti quadri di soggetto biblico di Stefano Danedi, detto il Montalto (1618-1683), Ercole Procaccini il Giovane (1596-1676) e Giovan Battista Costa (1636-1690); la Sala delle Stagioni con il grande arazzo appartenuto a un cardinale di famiglia; la Sala delle Bambole che conserva un’importante collezione di bambole francesi e tedesche ottocentesche. Singolare e interessante inoltre è la collezione di marionette e teatrini dei secoli XVII, XVIII e XIX.
Il palazzo è circondato da un bellissimo giardino botanico, definito dallo scrittore francese Gustave Flaubert un paradiso terreste, che ha ospitato, e ospita, essenze vegetali rare ed esotiche originarie da ogni parte del mondo fra le quali si aggirano multicolori pavoni, pappagalli e fagiani.